La Valeriana (Valeriana officinalis) è una pianta nativa dell’Europa e dell’Asia ed è stata usata come erba medicinale fin dall’antica Grecia e dai Romani: il suo uso terapeutico è stato descritto da Ippocrate e successivamente Galeno la prescriveva per l’insonnia.
Oggi è comunemente usata per i disturbi del sonno e come spasmolitico a livello gastrointestinale. Applicazioni di minore importanza comprendono il trattamento dei crampi muscolari e uterini, della cefalea e l’utilizzo come carminativo a livello gastrointestinale.
Valeriana e il GABA
Il suo effetto sedativo è dovuto ai valepotriati, principi attivi presenti nell’olio essenziale. Sembrano agire aumentando i livelli enzimatici del GABA (*) e diminuendo l’attività del citocromo P450 (l’isoforma CYP3A4).
Uno studio recente pubblicato sulla rivista Sleep Medicine ha valutato l’efficacia della valeriana nell’insonnia. Valutando il miglioramento della qualità del sonno e tempo di latenza prima di prendere sonno, misurato in minuti. Dallo studio è emerso che mentre non esistono differenze significative nel tempo di addormentamento dei soggetti trattati rispetto a quelli trattati con placebo. Alle dosi da 300 a 600 mg la pianta in questione è in grado di migliorare la qualità del sonno. I soggetti che la assumono a tali dosi hanno la percezione di un sonno qualitativamente migliore e, conseguentemente, ottengono un miglioramento soggettivo dell’insonnia.
Sempre tale studio indica che, nonostante i limiti dell’efficacia, la scarsità degli effetti collaterali suggerisce che l’uso della Valeriana officinalis nei lievi disturbi del sonno produce più benefici che rischi. Altri studi clinici suggeriscono che la valeriana è generalmente sicura per un periodi di 4-6 settimane: non esistono infatti informazioni sulla sicurezza per periodi superiori.
È da ricordare però che l’uso concomitante della V. Officinalis e di agenti epatotossici può determinare un incremento del rischio di epatotossicità. L’effetto si presenta anche quando viene associata ad altre erbe dotate di potenziale epatotossico. .
Valeriana e le benzodiazepine
La somministrazione concomitante di valeriana e di benzodiazepine o barbiturici può determinare un incremento della depressione del SNC o la riduzione dell’efficacia di tali farmaci (**). L’assunzione contemporanea di valeriana e analgesici oppioidi può aumentare il loro effetto sedativo, rischiando di causare anche depressione respiratoria. Associando valeriana ad alcool, può verificarsi un rapido incremento della sedazione, di moderata entità. Un case report riporta un’interazione tra valeriana, ginkgo ed etanolo. I pazienti che assumono farmaci quali antidepressivi triciclici, litio, inibitori delle MAO, rilassanti muscolo scheletrici, SSRI (come duloxetina o venlafaxina) dovrebbero consultare il proprio medico di famiglia prima di assumere valeriana.
Anche se non dimostrato con certezza, la valeriana associata alla loperamide può causare delirio con confusione, agitazione e disorientamento. In letteratura è riportato il caso di delirio in un paziente che l’assumeva contemporaneamente all’ iperico e loperamide (sebbene non sia noto se e quali dei tre farmaci abbiano interagito, gli autori del case report consigliano prudenza nel prescrivere insieme v.officinalis e loperamide).
(*) GABA : è il principale trasmettitore inibitorio del cervello
(**) Gli estratti di valeriana infatti sono dotati di affinità per i recettori centrali e periferici delle benzodiazepine e dei barbiturici oltre che dei recettori GABA-A
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