La salute dell’uomo e quella dell’ambiente sono indissolubilmente legate. Il nostro corpo ha bisogno di aria pulita, acqua e cibo ogni giorno per funzionare. Quando viviamo, lavoriamo, andiamo a scuola o giochiamo in ambienti inquinati, sia il nostro corpo che la nostra mente soffrono.
I maggiori rischi immediati per la salute sono rappresentati dall’inquinamento atmosferico, soprattutto nelle città. A lungo termine, i cambiamenti climatici rappresentano una minaccia esistenziale per il nostro stile di vita. Ciò include la perdita immediata di vite umane a causa di ondate di calore, incendi boschivi e inondazioni, nonché minacce a lungo termine per la produzione alimentare dovute ai cambiamenti dei modelli meteorologici. Vediamo anche dei cambiamenti nella distribuzione delle malattie infettive, dato che gli insetti vettori che trasmettono queste malattie si spostano verso nord con il riscaldamento del clima. Sappiamo anche che alcune sostanze chimiche sono pericolose per la salute.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’inquinamento atmosferico è il «maggior rischio ambientale per la salute» e, secondo le stime più recenti, sono 7 milioni l’anno le morti premature dovute agli inquinanti atmosferici.
L’inquinamento dell’aria resta però la principale minaccia alla salute anche in Europa, dove si stima che l’aspettativa di vita per colpa dell’aria inquinata si riduca di circa 2.2 anni. Guardando poi all’Italia, l’inquinamento atmosferico è un problema che ci riguarda da vicino. La Pianura Padana è infatti una tra le aree più inquinate d’Europa da questo punto di vista.
Le molecole che costituiscono l’inquinamento atmosferico provengono da tante fonti diverse: sia naturali sia antropiche. Gas derivati dall’uso di combustibili fossili, da processi industriali e dall’agricoltura, ma anche fumo di sigaretta ed esalazioni da solventi e cosmetici ampiamente utilizzanti nella vita comune, impattano sulla nostra salute generando sia effetti acuti sia a lungo termine che possono determinare patologie e complicazioni anche gravi.
Un’emergenza smog talmente cronica da non fare quasi più notizia. Nel mese di gennaio cinque città italiane (Frosinone, Milano, Padova, Torino e Treviso) hanno sforato per ben 18 volte i limiti giornalieri di PM10, una delle frazioni in cui è suddiviso il particolato atmosferico, l’insieme di sostanze solide e liquide sospese nell’aria che respiriamo, il principale inquinante nelle aree urbane.
Ma quali sono gli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute?
Spiega Mark Miller, ricercatore del Centre for Cardiovascular Science dell’Università di Edimburgo: «Ci sono molte diverse componenti dello smog che possono essere dannose per la salute, inclusa una varietà di gas, di composti liquidi volatili e di particelle. Nel complesso, sembra che il particolato sia la frazione più pericolosa. Queste particelle provengono da un’ampia gamma di fonti e possono essere chimicamente molto complesse. Il PM10 e il PM2.5 (5-10 volte più piccoli dello spessore di un capello) sono misurati dai sensori cittadini. In linea generale più una particella è piccola, più è dannosa: preoccupazioni ancora maggiori desta il particolato ancora più piccolo, quello di dimensioni nanometriche espulso dai gas di combustione».
Aggiunge Stefan Reis, a capo dell’area scientifica Atmospheric Chemistry and Effects del Centre for Ecology and Hydrology (Regno Unito): «Il particolato fine (PM2.5) è associato ad effetti cardiopolmonari, in quanto contribuisce alle patologie respiratorie e può scatenare attacchi d’asma: infatti, le particelle più sottili penetrano oltre i polmoni all’interno della circolazione sanguigna, dove causano infiammazione e contribuiscono alle malattie cardiache. Più recentemente, l’esposizione all’inquinamento atmosferico in generale e in al particolato nello specifico sono state associate a basso peso alla nascita, ad effetti sulla salute mentale, al diabete e ad altre malattie».
VITTIME SILENZIOSE. Secondo il Ministero della Salute, ogni anno 30 mila decessi in Italia sono riconducibili al particolato fine (PM2.5). Si calcola che l’inquinamento atmosferico accorci mediamente la vita di ciascun italiano di 10 mesi. Con il solo rispetto dei limiti di legge si potrebbero salvare 11 mila vite all’anno. Il 58% di questi decessi è riconducibile a ischemie ed ictus, il 18% a malattia polmonare ostruttiva cronica o a infezioni acute delle basse vie respiratorie, il 6% a cancro ai polmoni.
Si stima che l’inquinamento atmosferico è un agente carcinogeno per l’uomo: il particolato è strettamente associato a un’aumentata incidenza di tumore, specialmente ai polmoni; e ci sono anche associazioni tra inquinamento dell’aria e aumento dei tumori del tratto urinario.
UN COLPO AL CUORE. La maggior parte delle persone sa che l’inquinamento dell’aria causa problemi ai polmoni, ma l’esposizione allo smog è stata collegata anche a molte altre patologie, come attacchi di cuore, ictus, demenze, malattie renali e diabete, oltre ad avere effetti dannosi in gravidanza. L’inquinamento atmosferico è collegato a morti premature, la maggior parte delle quali dovute a malattie cardiovascolari. Il particolato fine può danneggiare il sistema cardiovascolare in molti modi, causando infiammazione, promuovendo la coagulazione del sangue, restringendo le arterie, mettendo il cuore in condizioni di stress. Le nostre ricerche mostrano che le nanoparticelle più piccole (delle dimensioni di quelle che si trovano negli scarichi dei motori diesel) possono essere inalate e poi passare dai polmoni fino al sangue. Dopodiché possono essere trasportate in tutto il corpo, e accumularsi in diversi organi. Se ciò accade nei vasi sanguigni e nel cuore, può incoraggiare lo sviluppo di malattie e persino causare eventi acuti.
NESSUNA SOGLIA SICURA. In base a uno studio appena pubblicato su Lancet Planetary Health, anche l’esposizione a concentrazioni di PM2.5 considerate “basse” comporta un rischio aumentato e a breve termine di un arresto cardiaco non ospedaliero, una patologia sempre più spesso collegata a periodi di inquinamento acuto, e alla quale sopravvive solo un paziente ogni 10.
Per questa ed altre patologie, non esiste perciò un livello di smog considerato “sicuro”. Le fonti di PM2.5 variano da luogo a luogo. A Torino, per esempio, il particolato ha origine dagli scarichi dei veicoli. In Australia, dagli incendi boschivi e dal traffico. In inverno, in Cina, dal carbone usato nel riscaldamento. Non è chiaro quali siano stati gli effetti dei roghi in Australia nel 2019, perché non si erano mai osservati simili livelli di esposizione.
Ci sono indicazioni sul fatto che il particolato fine derivante dalla combustione di combustibili fossili (motori diesel e benzina, stufe residenziali che brucino carbone o legna) sia più dannoso di altre particelle.
Il fumo di sigaretta aggrava una situazione polmonare già compromessa dall’inquinamento atmosferico.
Serve vietare il fumo in città? Sean Semple, Professore Associato dell’Università di Stirling (in Scozia) esperto di fumo di seconda mano e inquinanti atmosferici, ha studiato la quantità di PM2.5 inalato da chi vive con un fumatore: «A causa della quantità di tempo che tipicamente trascorriamo tra le mura domestiche e delle concentrazioni di PM2.5 generate al chiuso, chi vive accanto a un fumatore inala circa sette volte più PM2.5 proveniente da fumo di seconda mano che da traffico e inquinamento industriale» scrive Semple. Il particolato fine nelle case di fumatori è circa 10 volte maggiore che nelle case dei non fumatori, e nel corso della vita, un non fumatore che abita con un fumatore incamera una quantità di PM2.5 analoga a quella di un non fumatore residente a Pechino. «Tuttavia, bandire il fumo all’aperto avrebbe un effetto vicino allo zero, sulla quantità di PM2.5 inalato dalla popolazione. Il rimescolamento dell’aria all’esterno e la massa di combustione molto piccola di una sigaretta fanno sì che l’effetto aggiuntivo del fumare all’aperto sulle concentrazioni di PM2.5 sia trascurabile. Ciò non significa che proibire il fumo in certi spazi semi-chiusi non debba essere preso in considerazione. Nei bar e nelle terrazze all’aperto parzialmente coperti, l’aria si rimescola meno e il fumo di seconda mano si può accumulare producendo una cattiva qualità dell’aria».
Proteggere la natura non significa proteggere il pianeta. Significa proteggere la nostra salute e il nostro benessere, nonché quello dei nostri figli. La prevenzione dell’inquinamento rappresenta una misura di salute pubblica.